Il nuovo romanzo di Ballario/ Nero TAV e facili costumi

Scrivere in punta di dita un romanzo che intreccia le vicissitudini degli scavi dell’Alta Velocità in Val Susa, non è un’impresa facile. Neppure per Giorgio Ballario, giornalista de La Stampa e ideatore della riuscitissima seria di romanzi coloniali imperniata sulle avventure del maggiore Morosini, deve essere stata una lotta persino con se stesso. Attingere dalla virtù penetrante dell’equilibrismo imparziale, collocata al di sopra delle parti, è un esercizio che richiede la massima professionalità e amore incondizionato per il proprio lavoro.

L’autore decide di dare carta bianca alle sfumature e a tutte quelle inquietudini che fanno parte della personalità del protagonista del romanzo; il detective italo-argentino Hector Perazzo, questa volta è alle prese con un caso che inizialmente ha tutte le specifiche di una “fuitina” contemporanea, decisa senza troppi fronzoli, da una giovane coppia. A fare gli onori di casa e’ l’imprevedibilità di un appuntamento al buio con un destino diverso dalle sicurezze che solo la vita di provincia può dare. Una certezza, che esula da ogni ragionevole dubbio, ridotta completamente in frantumi dall’assordante quotidianità di due famiglie della valle. Scegliendo tra l’altro, come sfondo, la metamorfosi nascosta che ha investito Torino e il Piemonte: l’inversione di tendenza che la criminalità organizzata ha intrapreso sul territorio piemontese, ridistribuendosi nelle viscere degli strati della società. Spesso e volentieri lontana dal processo di stereotipizzazione comune e a proprio agio in giacca e cravatta.

Nero Tav, edito da Cordero Editore, rincorre come un’ombra le gesta italiane di uno “sbirro” di Buenos Aires, intrappolato nell’imminente vastità di un fenomeno quale è quello mafioso, addentrandosi nel tessuto economico di una delle regioni italiane che oggi, deve fare i conti con le amenità che ruotano attorno agli appalti pubblici. Ad un’opera in particolare, come la Tav, intrisa di un pathos riconsiderato a seconda delle due campane, pro e contro Tav, ottusamente amalgamato a un campanilismo anomalo. In entrambe i casi, sacrificato e contemplante una catena montuosa colma di amianto come sfondo, a metà strada tra il bisogno impellente di salvaguardare l’ambiente da un possibile impatto ambientale senza precedenti e quello, urgente, di infrastrutture utili, evidenziate da numeri disarmanti che ne rivendicano la necessità, zittendo ambedue le parti.

Giorgio Ballario è uno dei fondatori di «Torinoir» (http://torinoir.altervista.org/wp/). Una delle poche certezza presenti sul territorio italiano e un esempio, rarissimo, di una congiunzione letteraria composta da dodici scrittori tutti torinesi (Rocco Ballacchino, Giorgio Ballario, Fabio Beccacini, Maurizio Blini, Marco G. Dibenedetto, Patrizia Durante, Claudio Giacchino, Fabio Girelli, Andrea Monticone, Enrico Pandiani, Luca Rinarelli e Massimo Tallone), attentissimi nel descrivere e nel raccontare i cambiamenti del capoluogo piemontese. Artefici della creazione della nuova stagione del giallo d’autore in Piemonte e del manifesto che vede come primo punto, l’inossidabilità del non “scrivere solo storie di intrighi o delitti, ma di uomini e donne, di vivi e di morti, di società passata, presente e futura”.

Lungo le sponde del Po, alle prese con le novità librarie dei perbenisti della scrittura e della cultura rappresentata da coloro che si definiscono «cittadini del mondo» che certo hanno fornito lo spunto per nuove imprecazioni da sostituire al più classico dei “bòja fàuss” (vedasi “Vergogne editoriali. Quando Lucarelli copia (o s’ispira…) a Ballario”, Destra.it, 2 luglio 2014), è in corso una ricerca spasmodica dell’unicità della scrittura, spoglia da ogni stereotipo contemporaneo. Distinguibilissima nell’ultimo romanzo di un torinese d’eccezione, che non ha mai perso la voglia di cimentarsi in nuove sfide. Una su tutte: riprodurre interiormente nel lettore la giusta tensione emotiva presente nei suoi scritti e l’archetipo letterario che non può essere imitato. A seconda dei gusti, parola di Carlo Lucarelli o di Roberto Carlino. E con loro di una parte d’Italia che vuole viaggiare comodamente in prima classe, quando possibile, adagiandosi su modelli facili da vendere e sfornare in serie… No grazie. Anzi, Nero Tav.

Francesco Marotta

 

 

Giorgio Ballario

 NERO TAV

Corsero Editore-Collana Giallo Noir, 2014

 Ppgg. 160 € 15,00

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