Franco Cardini scrive una guida tutta particolare. Un libro per i viaggiatori che non amano farsi condurre dalle banalità superficiali e dalle tappe intermedie di una meta decisa solo all’ultimo. Chiunque abbia intenzione di leggere Istanbul. Seduttrice, conquistatrice, sovrana, edito dal Il Mulino, deve fare i conti con la propria pigrizia e la svogliatezza nell’approfondire tutto ciò che si dava per scontato, ritenendolo inutile. In movimento, donandosi solo per pochi giorni, l’eccezionalità di un viaggio che potrà sembrare a fine lettura, l’inizio e la ricoperta di un luogo; vincolato nel tempo alla consueta immagine da “Mille e una Notte” e alle minuziose semplificazioni, accattivanti, delle guide turistiche più rinomate. Istanbul, proprio lei, conosciuta con il nome di Bisanzio fino al 330 e di Costantinupoli fino al 1453 e insieme,contemporaneamente, con le due denominazioni, Istanbul e Costantinopoli, sino a raggiungere i chiarori del primo trentennio del ‘900, ora non ha più segreti.
Ed ecco allora che, pagina dopo pagina, riaffiorano e fortunatamente scompaiono di nuovo, le immagini e la sorpresa dell’incredulo visitatore appena uscito dalla Moschea Blu: frammenti di un’estasi preconfezionata dei tanti turisti costruiti in serie, d’innanzi alle maioliche di Iznik (Nicea) che ne costellano l’interno. Concentrati a domandarsi quali maestrie siano mai state in grado di generare tale bellezza ? Naturalmente, confondendo l’architettura araba da quella turca, le gesta saracene e dei Mori, nel classico pot-pourri barbaresco facile da assecondare. Tutto questo scompare nell’invito al viaggio e alla ri-lettura “cardiniana” di una città nel mare della storia. Una lunga cavalcata tra Oriente e Occidente, partendo dal reportage e dalle descrizioni narrate inCostantinopoli di Edmondo De Amicis e dal «modesto pilastro di pietra sbrecciato, seminascosto, sul quale di solito le guide vergognosamente sorvolano, è il Milion o Miliarium, il Milliario d’Oro, tutto quel che rimane delTetrastoon, il quadriportico dell’Augusteion costantiniano dal quale, come a Roma, iniziarono le strade e si misuravano le distanze per tutto l’impero».
L’opera di Cardini ha uno sviluppo crono-storico regolato dai battiti e dai minuti di una progettualità accattivante: regolata sapientemente come lo scandire delle pulsazioni di un metronomo meccanico, in grado e, cosa non da poco, di trasportare attraverso le differenti epoche tra passato e presente, dall’antica acropoli dove si ergevano i templi dedicati ad Apollo, ad Afrodite, a Poseidone e ad Artemide. Fissando con attenzione la maestosità dell’epoca giustinianea priva di infingimenti che in un attimo, senza nessuna retorica annacquata da uno stile modernista da basileus dell’iconografia del tempo presente. Di una fede mai nascosta, però, da ingraziarsi dopo essersi accorti che a toccare il cielo con un dito è solo lo skyline della globalizzazione. Una piccola osservazione: il tessuto socio-economico-culturale della Città delle Città è irrevocabilmente danneggiato? Le maldicenze del caravanserraglio sultaniale di Solimano “Il Magnifico” narrate con giustezza nel libro, nel rito frainteso delle credenza esotiche dell’ Ḥammām e dell’erotismo mescolato ad una certa dabbenaggine tutta occidentale, cede il posto alle inquietudini. Al battito di ciglia di un’elaborata manipolazione dall’incantevole mise delle «serve-padrone» che lo abitavano.
Dimentichiamoci pure della lama a doppio taglio che molti vorrebbero depositare nelle mani e nella narrazione del Prof. fiorentino: quelle inutili pochezze suggerite da quei titoli emeriti e da quelle “abitudini” cattedratiche e accademiche di Storia medievale. Dal ruolo di “Directeur de Recherches dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi”, che gli ha spalancato l’ingresso nella ‘upper class’ della Harvard University, tali incarichi sono riusciti ad intaccare sul serio il valore dell’immane bibliografia e delle pagine scritte per lo studio e l’approfondimento ? Piuttosto, discorrendo di cose serie e di gran lunga più interessanti, la figura di Rosselana (Roxelane, la Favorita di Sulaimān il Magnifico, 1505-1558) e del suo sultano fa sorridere. Sicuramente, lei e le sue trame di palazzo, farebbero impallidire persino la politica degli anni 2000; ridotta ad essere la prigioniera innaturale delle nuove Mistress di oggi e, veicolata sua malgrado, all’avversione incondizionata verso una delle capostipiti femen dell’età antica. Escludendo solo a parole in ambedue i casi, la somiglianza con una vera mantide dalle ambizioni concrete.
Il libro di Cardini è un continuo invito al viaggio, permettendo al lettore, ogni tanto, lunghe soste nelle stazioni ferroviarie di fine ottocento e inizio novecento. Seduti comodamente, si fa per dire, su uno degli scompartimenti più esclusivi dell’Orient Express. Certo, nulla cui vedere con la sceneggiatura del film del 1974 di Sidney LumetMurder on the Orient Express, tratto dall’omonimo romanzo di Agatha Christie con protagonista Albert Finney nei panni dell’investigatore Poirot e dal cast eccezionale. I profumi dell’acqua di colonia usata a profusione da Sean Connery e da Anthony Perkins, le poche gocce di Chanel No. 5, riposte sapientemente appena dietro le celebri orecchie di Ingrid Bergman, Jacqueline Bisset, Vanessa Redgrave e Lauren Bacall durante le riprese, sono scomparsi. Non lo è invece, l’immaginario collettivo di una città che deve essere uguale in tutto e per tutto alle altre grandi metropoli. Una visuale da megastore dove tutto è incluso e nulla riaffiora. Tranne, dalle pagine di un libro-guida scritto controcorrente. Istanbul come non lo avete mai letta per provare a cercarla.
Francesco Marotta
Franco Cardini
ISTANBUL. SEDUTTRICE, CONQUISTATRICE, SOVRANA
Il Mulino, Collana Intersezioni, 2014
Ppgg. 316- euro 16,00