L’impero antimoderno narrato da Giorgio Galli: istantanee e rischi di bruciature

 

Giorgio Galli politologo e docente di Dottrine politiche presso l’Università degli Studi di Milano, risulta spesso essere considerato dai più, come un appartenente alla folta schiera dell’intellettualismo contemporaneo. In ogni caso, anche se assorto nella sconfinata disamina tra la politica e le arcane risolutezze, addentrandosi e, in alcuni casi, ammiccando ad una visione anomala del secolo dei Lumi —Esoterismo e politica, edito da Rubbettino, una “breve” ma intensa ricerca sulle congiunzioni tra l’esoterismo e l’universo rappresentativo, quale dovrebbe essere la politica — ne è un esempio.

Dovrebbe, per l’appunto. L’impero antimoderno. La crisi della modernità statunitense da Clinton a Obama è un sunto sulla crisi della modernità e su tutte le pregiudiziali dell’unica super potenza, gli Stati Uniti, riuscendone a  scomporre ogni elaborazione di origine evoliana. A grandi linee, riassumibile in una lotta contro la modernità, attualmente interpretabile in una visione delle leve dell’individualismo economico e di quel tacito assenso, funzionale, ben approfondito dall’autore tra capitalismo e democrazia,invertendone persino i poli. Autodefinendosi egli stesso un “illuminista aggiornato”?

Con tutte le perplessità del caso, molto evidenti in lettori poco inclini a mescolare giustamente e, a nostro avviso, a far loro accettare (per nulla in modo subliminale) un lume inestinguibile ostile “all’impero” descritto, tanto meno, come unica fonte possibile da cui l’Europa possa attingere un processo disperdente la schiavitù del progresso modernista. Una piccola e chiara eccezione che non va ad intaccare l’opera di Galli: un libro da leggere senza nessun conforto raggiungibile grazie alle  brame neoconservatrici di cui si nutre de l’empire d’oltre oceano. Alimentandosi obliquamente del suo (nel tempo anche nostro), penetrante,  linguaggio occidentale. Segmento spinale, interno, di una società contraddittoria.

Molto interessanti le disamine riguardanti l’aplomb in terra americana del Reverendo Richard Butler e della fede destrorsa “Christian Identity”. Un viaggio alla riscoperta delle origini moderne della Destra statunitense, muovendosi liberamente (uno dei pochi ) dall’era Clinton all’ascesa di Obama, descrivendone in maniera approfondita l’influsso rigenerativo del bigottismo religioso; colto da un innaturale spirito identitario che ebbe nel 1979 un risvolto importante: I diari di Turner che in seguito alla loro pubblicazione, innescarono un turbinio di interesse ed emuli, di atti dinamitardi, di attentatori come nel caso di Oklahoma City (19 aprile 1995) in cui Timothy McVeigh e Terry Nichols, definitisi “patrioti cristiani”, fecero saltare in aria gli uffici federali interpretando alla perfezione uno dei primi capitoli dei Diari. Quisquiglie del Nuovo Mondo in cui “l’illuminato” Galli, spesso e volentieri, rimedia ad un’indole anch’essa modernista tanto cara agli estimatori del secolo XVIII, addentrandosi nello specifico: citando anche De Benoist e le logiche della globalizzazione, le specifiche differenti di Impero ed imperialismo, dello sviluppo del capitalismo e delle funzioni imperiali mistificate in nome del mormonismo (Romney è un fervido credente) sin troppo terreno. Benzina incendiaria della First New Nation.

E sin qui, tanto di cappello a Galli nel citare le ottocento basi militari ubicate in tutto il globo. Forse per caso delocalizzate a seconda della cultura dominante ? Conta poco. Prima di tutto gli ampi spazi globalizzati. Poi, benedetti dalle pie anime e dallo Zio Sam, entrambi completamente distratti da non rendersi neppure conto del declino iniziato sin dall’era Clinton, l’adombrarne i segni evidenti è molto più utile di uno sport in cui, la politica delle unioni e delle commistioni d’Occidente, nasconde ogni stimolo culturale. Secondo l’autore è auspicabile un ritorno al patrimonio di conoscenze. Consapevoli di ciò ma anche a suo dire, facciamo nostro solo in parte Contro l’Illuminismo di Zeev Sternhell. Nel modo in cui, come cita l’autore, “si può utilizzare, in maniera critica, un testo che è un’esaltazione della modernità, sotto il suo aspetto del Secolo dei Lumi, vale a dire, contro l’Illuminismo di Sternhell”.

Ridiscendendo i gradini di questa terra, l’ultima fatica di Galli offre comunque, notevoli spunti ed ampie possibilità di interazione. Partendo dal presupposto e riflettendo abbondantemente su tutte le impossibilità di demandare un nuovo corso, contrariamente all’auspicio del Prof: nella rinnovata compartecipazione europea all’anno di “grazia” (dell’Aquila di Mare) 1776.  Prendere alla leggera le lumiere istantanee si corre il rischio di scottarsi. Meglio attualizzare il tepore di una società preesistente, attivando un’evoluzione che pare agli antipodi. Caso mai, da quello che rimane di un’Europa pulsante.

Francesco Marotta

Giorgio Galli

L’IMPERO ANTIMODERNO, La crisi della modernità americana da Clinton a Obama

Editore Bietti, 2013

Ppgg 120  – € 14,00.

 

 

 

 

 

Giorgio Galli

L’IMPERO ANTIMODERNO

La crisi della modernità americana da Clinton a Obama

Editore Bietti, 2013

Ppgg 120  – € 14,00.

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