Siamo noi i marziani ? Dodici interviste a Ray Bradbury

I dati e le statistiche non sempre sono un surrogato ingannevole della manipolazione e delle tortuosità fenomenologiche, riferite al quadro di un andamento. L’evidenza e il parallelismo frivolo con altre realtà extra-italiane, soprattutto quando i libri sono oggetto di pratiche di lettura indotte dal merchandising del momento, ha la stessa valenza di nutrire e rinnovare un’involuzione. Evitando di circoscrivere un’abitudine che si è sedimentata in profondità: leggere poco e leggere male è divenuto il sinonimo del diritto di prelazione sull’acquisto delle opere dei grandi nomi in fase promozionale, che lasciano spesso dei dubbi e delle perplessità sulla qualità metodologica e sul risultato finale.

Nell’intricata selva dell’editoria Italiana, colpita dal morbo della velocità “mordi e fuggi” e dalle attenzioni indistinte dell’autoproduzione letteraria, che in alcuni casi include l’appiattimento ingannevole del poter svolgere una professione, scrivere e pubblicare in contemporanea a condizione che, sia accessibile a tutti (anche a chi non ha la professionalità, le capacità, e l’intenzione di migliorarsi), spicca il lavoro svolto da una collana diretta sapientemente da un giovane trentenne e dai suoi collaboratori. Le prospettive antimoderne della collanaL’Archeometro di Bietti Edizioni, diretta da Andrea Scarabelli, sorprendono per l’ottimo livello qualitativo dei testi.

Un esempio e per fortuna non il solo, orientato alla ricerca continua e al perfezionamento valutativo dei libri da proporre. In questa occasione la scelta è caduta su «Siamo noi i marziani. Interviste (1948-2010)» di Ray Bradbury a cura di Gianfranco de Turris e Tania Di Bernardo. In Italia è una chicca imperdibile e la prima nel suo genere, per gli appassionati del più importante e conosciuto scrittore di romanzi e racconti di fantascienza. Il corpo del testo è composto dall’assortimento di dodici interviste all’autore di Cronache marziane e Fahrenheit 451, selezionate con cura tra le trecento rilasciate in oltre sessant’anni di brillante attività.

Emerge preponderante fra le righe e le risposte, concesse in piena libertà, una concezione particolareggiata sul tipo di scrittura intuitiva ed emotiva di cui Bradbury era indubbiamente capace. Destinata ad essere dal 1930 in poi, data fatidica dell’incontro in un circo con Mister Electrico, alla ricerca della percezione di se al limite di un’allucinazione cognitiva, l’inizio di una carriera straordinaria. Rendendosi però conto già un anno prima, delle iniquità del “sogno americano” : rinvigoritesi nei primi accenni della tempesta imperfetta di Wall Street nel 1929.

Nel corso delle dodici interviste del volume, allietate da un pensiero quasi premonitore del mosaico “debenoistiano”, è distinguibile in un passaggio di un’intervista concessa da Alain de Benoist, una certa consonanza non lontana e coniugabile al sentire di Bradbury: «non siamo noi a guardare la tv, è la tv a guardarci. E così non siamo noi a usare la tecnica, è la tecnica a usarci». La bravura di de Turris insieme a Tania Di Bernardo, è essere riusciti a far risaltare un approccio mai conforme, insito nell’animo dello scrittore e sceneggiatore statunitense. Con quali modalità ?

Evidenziandone le spigolature dell’ego, poco nascoste e visibili in più passaggi: trascurabilissime per la sua completa dissociazione con l’intermezzo politico e sociologico degli anni ’60-’70 e, cosa non da meno, dalle componenti intellettuali della Beat Generation. Diciamo che l’introspezione sterile e i circoli preminenti dell’arte e della cultura che ruotavano attorno ai party à go go di Andy Warhol, non sortirono nessun effetto su Bradbury. A parte la volontà di mettere in luce, alla sua maniera, le contraddizioni e l’irripetibilità di un fenomeno e di una teoria sociologica che è riuscita ad incanalare, nelle generazioni successive, tutta la complessità del “Sistema”. Facendone parte a pieno titolo.

Il libro pubblicato dal duo dell’Archeometro, sperimenta in prima persona lo stato d’animo, l’acume naturale, sito nella mente dell’innovatore del genere fantascientifico. Attraversando i decenni, le opere e le collaborazioni cinematografiche di Bradbury, (John Huston diede il suo assenso per fargli scrivere la sceneggiatura del film “Moby Dick”, tratto dall’omonimo romanzo di Herman Melville, fino a riuscire ad occuparsi nel 1956, delle sceneggiature della fortunata serie televisa Alfred Hitchcock presents trasmessa dalla CBS) danno l’impressione di essere guidati da un teletrasporto che altro non vuole essere, se non l’interezza delle venature senza tempo dell’antimodernità.

A passo di bicicletta come sarebbe piaciuto a Ray. E perché no, facendo cronaca nero su bianco, verso i portatori della squallida mendicità di chi scrive facendosi dettare le parole.

Francesco Marotta

 

Gianfranco de Turris e Tania Di Bernardo

Siamo noi i marziani. Interviste (1948-2010) di Ray Bradbury

Bietti Edizioni, Collana L’Archeometro, aprile 2015.

Ppgg. 300 – € 20.00

 

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