Truffe di Stato/ La “banca amica” e i croupiers di casa nostra

Negli ultimi giorni siamo subbissati di informazioni sullo stato di salute delle banche italiane e sui parametri europei che l’Italia deve a tutti i costi rispettare. Ne consegue, come nel caso delle mezze verità mai dette, un’estenuante diatriba su quasi tutti i quotidiani e i mezzi di informazione. A quanto sembra, il governo italiano ha recepito nel suo ordinamento, la direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie il 16 novembre 2015. Un lasso di tempo necessario, ma non abbastanza quando c’è di mezzo «l’Anabasi di Renzi e ministri», per tenere al corrente gli italiani su quali rischi andranno incontro.

La parola d’ordine è flessibilità, associata alla “simulazione” che viene fatta passare come scontata, sulla conoscenza generale della popolazione sul bau bau che terrorizza, prima i genitori e poi i piccini: l’espediente finanziario che renderà i correntisti della Penisola, dei donatori “consenzienti” di liquidità da versare alle propre banche, dal nome preso in prestito dal glossario degli ammiratori del Texas Holdem Poker, “Bail-in”. E che sarà mai ? Semplicemente, trattasi e quasi da non credersi, della sottrazione dei beni ai correntisti, tramite un prelievo forzoso in caso di dissesto bancario.

Neppure al regista americano George Roy Hill ( lo ammetto: non sono mai stato un suo ammiratore), che si occupó della regia dei due film “Butch Cassidy” e “La stangata”, verrebbe mai in mente una trama del genere. Tutto sommato, dopo il salvataggio del bel fieù di Rignano sull’Arno alle cinque banche a rischio ecatombe, Banca Marche, Banca Etruria, Cari Chieti, Cari Ferrara e non dimentichiamoci di MPS, cosa potevamo aspettarci ? Tutto è sempre stato chiaro e rientra nella normale amministrazione.

È inutile girare intorno al problema: visto gli azzardi-bluff del tavolo da “gioco” che conta a Bruxelles e che, scotta per incapacità supina solo per noi, arrivati a questo punto si è deciso di rinsavire e accondiscendere adeguatamente. Rintuzzando quella continuità che ha sempre “pagato” e correndo ai ripari con la nomina di Carlo Calenda a rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione europea. Il naturale “continuum” delle attività europee di Monti e Letta, incaricato di parlare in perfetto burocratese, pensando di aver perso irrimediabilmente l’abitudine a quell’aplomb da “grigiocrati” provetti.

Tanto c’è sempre tempo per spiegare agli italiani che il salvataggio delle banche non sarà piú ad opera dello Stato. Il quale, per far fronte all’emergenza si è ulteriormente indebitato, pagando a caro prezzo tassi di interesse vertiginosi che vanno a sommarsi al già altissimo debito pubblico. È cosa certa che dal 1° gennaio 2016, a salvare gli istituti di credito, non ci sarà nessuno e dovranno provvedere loro stessi: usufruendo dei depositi degli azionisti delle banche in crisi, a seguire dagli obbligazionisti e se questo non dovesse servire, dai correntisti che superano un deposito appena sopra i 100 mila Euro.

Armiamoci di un gergo e di un vocabolario appropriato. Anche perché, cambia la terminologia ma la sostanza è sempre quella: tutto è rateizzabile/realizzabile ed accessibile a tutti. Salvare la propria banca è un dovere etico che spetta anche ai professionisti delle stime far rispettare.

Permettetemi di far presente che uscirà nelle sale i prossimi giorni un film imperdibile: “Il ghiaccio in fiamme”. Una vecchia battuta che ricorda tanto un ironia che gli italiani hanno smarrito. Ops… che gli hanno sfilato.

Francesco Marotta

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