Follie dem/ La Kyenge adesso vuole il “libero diritto di asilo”. Urrà, urrà, urrà!

 

Siamo al centro del turbinio della retorica immigrazionista e l’europarlamentare dei Socialisti e Democratici Cécile Kyenge, vola a Malta per creare «una vera Agenzia per il diritto di Asilo». In pratica, le attenzioni della “Diva” dei diritti dell’uomo, sono rivolte all’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo). Ecco i buoni propositi della crocerossina ed ex ministro dell’integrazione del governo Letta: “L’ Easo fino ad ora è stato un ufficio di sostegno all’Unione Europea in tema di immigrazione. L’obbiettivo è farlo diventare a tutti gli effetti un’agenzia con uno staff proprio che non dipende più dagli Stati membri”.

Avete letto bene, la vostra vista non vi inganna: siamo passati da un sermone corale ampiamente diffuso, alla sopraffazione esibita deliberatamente, del diritto primario e di quello derivato dell’UE. Una lotta e la prevaricazione del Diritto, per imporre l’urgenza di un’altra «etica dei diritti», annichilendo dall’alto, addirittura le decisioni già a senso unico sull’immigrazione e sulle poche direttive ancora in piedi riguardanti l’asilo, nelle comunità e nella cultura dei popoli europei. Abbiamo superato la soglia di una società dei diritti riconosciuti universalmente, per addentrarci in un qualcosa che è di gran lunga flessibile e strutturato, quali sono le pretese ideali di una branca del “Partito dell’Ordem e Regresso”, progressista e liberale.

Roba da fare accapponare la pelle al concetto originale di asilo che risale a piú di 3.500 anni fa, quando i confini erano certamente definiti (dal greco “àsylon”, un luogo inviolabile dai saccheggi, composto da a negativo e sylao rubo) e la sacralità dei luoghi inviolabili, l’etica preplatonica che non si era ancora accostata a “Le Leggi” e all’interpretazione del pensiero del filosofo greco, dormivano sogni tranquilli. La “Diva”invece, altro non fa che perpetuare la tradizione moderna dell’asilo, attualizzando alla sua maniera la concezione del mondo e di un tipo di puritanesimo che era vigile dietro l’Editto di Nantes.

Di sicuro, quello che pare un azzardo e che risale all’inizio dell’ Età Moderna, quando nel 1598 Enrico IV concesse ai protestanti francesi (Ugonotti), la piena libertà del culto e con esso, assieme alle piazzeforti, la trasmissione di una mentalità che col tempo, abbiamo scoperto essere la molla trainante e l’assioma delle società contemporanee, non è poi del tutto fuori luogo. Ad una mentalità né è stata sostituita un’altra, ritenuta migliore nel corso dei secoli: riuscendo così ad imperniarsi negli strati più profondi dei popoli ed in alcuni gangli della chiesa cattolica. Abbracciando, affettuosamente lo sconvolgimento che ebbe inizio in Europa nel XVIII secolo e sancendone, obbligatoriamente l’esordio, descritto perfettamente da Alain de Benoist, della «nuova religione dei diritti dell’uomo».

Tale, da permettersi impunemente un nutrito stuolo di ambasciatori e la ricollocazione delle “agenzie Urrà!”, sparse in giro per tutto il globo. Un motivo per sillabare a chiare lettere, l’evangelizzazione e la calata dell’ultimo, impersonale, esercito del capitale. Diamo alla “Diva” meriti e onori che sono solo in parte suoi, senza però mettere in dubbio l’abnegazione e la professione di fede di cui è capace.

(Fonte:www.destra.it, Francesco Marotta, 22 luglio 2016)

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