A Genova, nella città sferzata dai venti e dalle calamità naturali di un autunno sempre più tropicale va in scena Andy Warhol, una parte della Pop Art e di una visione artistica della metà del 20° secolo. La mostra “Warhol. Pop Society” curata da Luca Beatrice, patrocinata dalla Fondazione per la Cultura di Genova e da 24 ORE Cultura è allestita nell’Appartamento del Doge e nelle sale che si affacciano sul Cortile Maggiore di Palazzo Ducale dal 21 ottobre-26 febbraio 2017. Ospiterà ben 170 opere dell’artista, provenienti da collezioni private, dai musei, dalle fondazioni pubbliche e non, italiane ed estere.
Un omaggio all’esteta dell’immagine, dalla straordinaria passione per l’esterofilia autocelebrativa e per l’ego, sospesi nelle istantanee di una polaroid che fissava, immobile, un tempo illimitato ai suoi soggetti. Riproducendo in quel modo, le espressioni e il coinvolgimento della tecnica al servizio del battage pubblicitario di allora e, stimolando nell’arte, possiamo dirlo, un’attrazione irrefrenabile per il pubblico che incominciò a guardare quelle icone-feticcio e le effigie della cultura americana, sotto un’altra prospettiva; diventando la componente inanimata dei metodi della psicanalisi di massa, finalizzati alle reclamizzazioni dei prodotti.
L’arte di Warhol era un insieme di cose e materiali, di volti come quello famosissimo di Marilyn Monroe e di tanti altri sconosciuti, dalle bottigliette di Coca Cola, agli alimenti in lattina, alle ultime confezioni dei detersivi per casa. Perlopiù agli esordi, pensando di discostarsi e non raffigurare l’allegoria razionalista del mercato, facendone un insieme classificativo: salvo però, riscoprirsi egli stesso come un vettore di quell’ampio catalogo che divenne un’espressione artistica particolare; diretta a chi guardava le sue opere e reindirizzandoli tra le braccia, di quella progettazione contrattualistica che cominciò ad attecchire la sfera del campo visivo. Riuscendo così ad alterare, volente o nolente, quella funzione e quella capacità importantissima di vedere le cose, compromessa di lì a poco dalla «società dell’immagine» che contraddistinse i lavori di Warhol.
Non tutta la Pop Art da Warhol in poi, fissò i suoi modelli espressivi e stilistici grazie alla «The Factory» di New York e a quelle successive. Nella “Corte dei Miracoli” composta de travestiti, modaioli, attori, tossicomani e musicanti che circondava Drella , il nomignolo che Lou Reed e John Cale diedero a Warhol per la ragione che secondo loro, aveva un’indole a metà tra Dracula e Cinderella (Vedasi l’album “Songs for Drella”), vi era uno dei componenti di spicco della corrente artistica che fu fonte di ispirazione per l’eclettico di Pittsburgh. L’artista e scultore di origini svedesi Claes Oldenburg.
Il nostro è un invito, per chi fosse interessato ad andare a vedere la mostra a Genova con uno sguardo attento, di non stupirsi troppo dell’unicità dei pezzi esposti. Poiché alcuni, potrebbero apparire come l’ampliamento di un percorso già tracciato e la cifra stilistica di Oldenburg. Una delle caratteristiche principali dell’artista svedese, è stata indubbiamente quella di imprimere nei suoi soggetti il volto del consumismo della società nord-americana: in quasi tutte le sue opere il tema principale è l’alimentazione. Nelle sue sculture di gesso dipinto, ritroviamo la contrapposizione esatta delle nozioni artistiche del primo ma anche dell’ultimo periodo di Warhol, dell’intendere il cibo come oggetto di consumo, sminuito della qualità intrinseca e fatto diventare un prodotto, puramente commerciale. Un po’come i canoni estetici ed artistici di Drella, trasfigurati nei suoi rendez-vous “raffinati” e nelle sue cerimonie di riconoscimento ad anni dalla sua scomparsa. E più di ogni altra cosa, la vena artistica di Oldenburg, non può essere racchiusa nella scultura Ago, Filo e Nodo, progettata per la ristrutturazione della Stazione di Milano Cadorna ed inaugurata nel febbraio del 2000.
Alcune delle sensazioni di Warhol, sono il frutto dell’intuito e delle percezioni dell’amico Claes, trasformandoli in un frangente delle sua vita, nella voce contro la «società di massa». Una visita alla mostra a Genova, vale anche per questo. Saltimbanchi d’antiquariato e freak benpensanti, permettendo…
Warhol. Pop Society.
21 ottobre 2016 – 26 febbraio 2017
Palazzo Ducale – Appartamento del Doge. Piazza Matteotti, 9
16123 Genova.
Orari: Lunedì 14.30 – 19. Martedì, mercoledì, giovedì, sabato, domenica 9-19, venerdì 9-22.
Biglietti: Intero € 13. Ridotto € 11.
www.palazzoducale.genova.it
(Fonte: http://www.destra.it, Francesco Marotta, 20/10/2016)