Se pensiamo al periodo storico della “Rivoluzione Conservatrice tedesca”, alla serie di fermenti culturali e agli uomini che si spesero in “azzardate” teorie, giudicate da una parte della vulgata – un lacchè è il Fido ubbidiente del padrone – e dai parvenu borghesi dalle più o meno recenti fortune, conquistate a suon di gorgoglii e fronti sudaticce, è molto probabile che la voglia di capirne qualcosa in più, finisca nel dimenticatoio delle convinzioni del «genere» dei liberali-ma-di-sinistra, descrittici dal filosofo canadese Alain Deneault, nel suo “La Mediocrazia” edito da Neri Pozza ed in quello, dell’ampio contenitore della destra liberale.
Il nove novembre 2016, Controcorrente Edizioni ha pubblicato un saggio scritto da Alain de Benoist, che fa chiarezza e analizza quattro delle figure più importante della Rivoluzione. Le personalità, scelte dal filosofo francese, sono molto diverse tra loro: Werner Sombart, Arthur Moeller Van Den Bruck, Ernst Niekisch e Oswald Spengler. Questa opera, esauriente e aggiornata con un’ottima bibliografia, pone l’attenzione sull’importanza che ha rivestito il «socialismo nazionale», già presente molti anni prima dei moti novecenteschi e del disegno in prospettiva, degli esegeti del nazionalismo germanico e della loro interpretazione.
Alain de Benoist, traccia il solco indelebile delle aspettative, degli studi e delle convinzioni, a volte criticabili ed in conflitto tra loro, animati dal fermento e dall’humus culturale in cui gli aspetti deteriori della società capitalistica tedesca ed europea (dal 1918 al 1932), trovano una corretta definizione, che ritroviamo in una delle tante osservazioni di Werner Sombart: «come l’aspetto moderno della peste».
Un sunto parecchio sintetico dell’economista e sociologo tedesco, sulla meccanizzazione e l’uniformarsi degli stili di vita, descritti minuziosamente dal filosofo di origine normanne, in tanti suoi scritti precedenti a questo. Un invito a leggere per chi non l’avesse già fatto, “Il Trattato Transatlantico” edito da Arianna Editrice, “Sull’Orlo del Baratro” pubblicato dallo stesso editore e “I Demoni del Bene”, dell’indimenticabile Pietro Golia e della sua creatura, Controcorrente Edizioni.
E qui un piccolo prologo è doveroso, perché troviamo molti libri e scritti che raccontano la “Rivoluzione Conservatrice tedesca”, argomentando tesi più o meno dettagliate, impostate da un punto di vista ideologico che in alcuni casi, dimostra la pochezza denigratoria degli artefici. Questo saggio, contrariamente, racconta anche le vessazioni e le manovre alienatorie nei confronti dei quattro protagonisti e può risultare facile, perdersi nell’oscurantismo ai danni della compagine di pensatori; a quella «terza forza», così osteggiata dalle sentinelle carrieriste dell’«Idea» e dalle logiche ad personam, annidate in alcuni gangli della cultura e della politica della Germania nazionalsocialista. Fossero solo quelli…
Non è certo il caso di Arthur Moeller van den Bruck, storico e scrittore tedesco, che nel lontano 1896, alla giovane età di ventuno anni, decise insieme alla prima moglie Hedda di trasferirsi a Berlino. Il quale, ricorda Alain de Benoist, «opponendo “l’ottimismo ebbro” di Zarathustra al pessimismo schopenhaueriano, vide in Nietzsche colui che ha saputo fare appello alla vitalità istintiva per rompere con il passatismo reazionario». Quella di Moeller, è un’ode all’arte, alla “rivoluzione” perpetua sulle frivolezze della borghesia di inizio ‘900 ed il suo dichiararsi «nazionalista», pensando ad una politica che influenzi il mondo artistico.
Una vera e propria critica all’Occidente non sempre condivisa e un invito a rivalutare, il bagaglio di nozioni del popolo tedesco ed europeo: «la cultura si riferisce allo spirito, la civiltà allo stomaco». Trattasi, di un argomento aperto che ad oggi fa ancora molto discutere, come le sue disamine sul «prussianesimo», sulla Prussia e sullo stile che Alain de Benoist colloca nella morale (Ethos) e in quel pensare, diversamente, dall’accentramento dello Stato (Staatsgesinnung).
Da quella tipologia di centralità, presente pure agli albori del “Terzo Millennio”che adombra, un principio di forma (Formprinzip). E a tal proposito, è molto interessante il parere dell’autore espresso a pag. 136 del libro, volto ad individuare nello stile prussiano: un «genio della struttura» che si manifesta «spiritualmente nel sistema filosofico, politicamente nell’organizzazione sociale ed esteticamente nell’architettura ».
Quattro figure e quattro interpretazioni “maledette” che si intrecciano tra loro, rimanendo del tutto distinte, soprattutto nelle tesi e nei testi del politico e scrittore Ernst Niekisch ed in quelle del filosofo, storico e scrittore, Oswald Spengler. Quest’ultimo, cresciuto in Baviera senza mai averla particolarmente amata, figlio di un limatore trasferitosi nella cittadina di Nördlingen im Ries nel 1891, risentirà dell’influenza delle opere di Hauptmann, Ibsen, Nietzsche, Schopenhauer, Kant, Hegel e Machiavelli. Niekisch, era senza dubbio una delle figure di spicco del nazionalbolschevismo e fermo sostenitore della necessità di guardare ad Oriente.
Ma in particolar modo, alle vicende russe e ad una possibile sintesi tra socialismo e nazionalismo, l’ex iscritto al Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) dall’ottobre del 1917 al 7 novembre 1918, credeva in una «comunità di lotta proveniente da campi molto differenti» che si distanziasse il più possibile, dal ‘brodo di coltura’ dell’informazione e del governo dei partiti, vicini alla Repubblica di Weimar.
Sembra invece, disquisendo sulle interpretazioni del pensiero di Ernst Niekisch, trovare spazio una chiave di lettura che lo elegge a discepolo di uno dei consigli politico-dottrinari del Il Principe di Nicolò Machiavelli che recita così: «Debbe ancora chi è in una provincia disforme, come è detto, farsi capo e defensore de’ vicini minori potenti, et ingegnarsi di indebolire e’ potenti di quella, e guardarsi che per accidente alcuno non vi entri uno forestiere potente quanto lui».
Alain de Benoist, fuga ogni dubbio e chiarisce questo aspetto, mettendo in luce la tipologia di “resistenza” delineatasi contro il liberalismo, la spirale del puritanesimo protestante e del cattolicesimo riformatore dai tratti liberali che imperversavano in Germania; osservando la stretta connessione con il capitalismo e la società tedesca. Insomma, una chiave di lettura diversa, molto addentro agli aspetti metastorici, metapolitici ed al loro sviluppo, con un altro sguardo sugli accadimenti e le cose.
Ed è proprio in quel periodo, nell’estate del 1918, che Osvald Spengler pubblicò Il tramonto dell’Occidente. Lineamenti di una morfologia della storia mondiale, preso di mira da critiche feroci.
Il Nostro ne esamina attentamente il distacco spengleriano dall’eurocentrismo dominante e la diversificazione delle “otto grandi culture umane”, separando «l’anima dell’Antichità greca definita apollinea da quella della cultura occidentale faustiana ».
Troviamo in questo scritto, largo spazio alle considerazioni sul «socialismo etico» di indole «romano-prussiana», contrapposto al «socialismo economico» che ha poi le fattezze di quello marxista . Ma traspare più di ogni altra cosa, la sollecitazione ad un «socialismo prussiano» che Spengler esaminò nei suoi studi ed un richiamo, al “socialismo dei doveri e non delle rivendicazioni”.
Scopriamo così, quanto le menti della Rivoluzione Conservatrice, fossero del tutto divergenti dalla deontologia dirigenziale ed amministrativa della Repubblica di Weimar e dalle scelte politiche del trattato di Versailles. Ancor più da quelle basi che solo in un primo momento, erano convergenti con il nazionalsocialismo, rilevandosi nel tempo di ben altra sostanza.
Questo è un saggio che possiamo leggere grazie a Pietro Golia, editore di Controcorrente Edizioni, scomparso da poco. Ricordiamo che le attività culturali ed editoriali da lui portate avanti, continuano e la pubblicazione dei volumi, non si è certo fermata. Dunque, invitiamo a sostenere e a far conoscere la casa editrice cui Pietro si è dedicato anima e corpo, raggiungibile anche dal sito http://www.controcorrente.eu.
Alain de Benoist
Quattro figure della Rivoluzione Conservatrice Tedesca.Werner Sombart, Arthur Moeller van den Bruck,Ernst Niekisch, Oswald Spengler.
Controcorrente Edizioni, Napoli, 15/09/2016
Pagg. 416, euro 30,00
(Fonte: http://www.destra.it, Francesco Marotta, 11 febbraio 2017)