Secondo Aristotele il termine «genere» era l’asse portante della continua generazione di una specie di viventi ed il sostrato delle differenze specifiche. Il primo elemento che stabiliva chiari limiti della diversità delle categorie, poiché tutte sono distinte in quanto nessuna è analoga ad un’altra. L’ultimo saggio di Adriano Scianca, giornalista e scrittore che ha collaborato con Libero, Il Foglio, Il Secolo d’Italia e da quando è in edicola con La Verità di Maurizio Belpietro, approfondisce la teoria del filosofo greco nato a Stagira: la “femminilizzazione della società”, uomini e donne, padri e madri nell’epoca del «gender».
In Contro l’eroticamemte corretto, edito da Bietti Edizioni, Collana l’Archeometro, emerge un testo convincente a tratti incalzante, che meriterebbe di essere esplorato paragrafo per paragrafo. Per quanto possibile, cercando di cogliere la possibilità di accrescere le proprie conoscenze, svolgendo una ricerca sugli argomenti trattati. Adriano, segue una traccia che porta ai fraintendimenti sulla questione, individuati anni or sono da Alain de Benoist. Ovvero, “credere che il genere non abbia niente a che vedere con il sesso nell’accezione biologica del termine, una pluralità di pratiche, di orientamenti o di preferenze sessuali, ma che ci sono solo due sessi”.
L’autore sceglie, non a torto, di addentrarsi nei contesti storici e socio-culturali, per individuare una verità ben diversa da quella imposta dagli artefici dell’egalitarismo dominante. Trattasi di quell’essenza immutabile, che non può essere alterata da una volontà di personalizzazione delle cose a seconda dei gusti; bistrattata a spron battuto ma, sempre in grado di ricollegarci al naturale riconoscimento dell’identità sessuale e del sesso biologico (i quali non derivano dai ruoli sociali conferiti alle persone dalla cultura e dall’educazione), della famiglia come uno dei punti cardini del sociale, del significato originale di cosa sia l’etica che non collima affatto con i concetti e la pratica, trasmessi dall’evoluzione religiosa dei principali monoteismi.
Questo è un saggio che indica dei “perimetri” netti che in realtà sono i limiti certi, connaturali e per nulla paralleli, all’indeterminatezza del progresso storico dell’umanità. Possiamo dire anche, che è stato scritto in modo da sbugiardare efficacemente gli apologeti dell’individualismo e dell’uguaglianza maternalistica, intenzionati ad alimentare “l’eroticamente corretto” delle conventicole di ogni credo sessuale ma non solo. Cioè, coloro che fungono da alfieri e soprattutto da ingranaggi, della fenomenologia del godimento auto-celebrativo, che primeggia nella società post-moderna; gestita, dal mercato onnicomprensivo e dal Capitalismo delle emozioni e delle aspettative, raggiungibili per tutti ma fruibili per pochi.
A differenza di altri scritti, in questo lavoro di Adriano, scopriamo interamente un autore introspettivo e acuto. Lo dimostra la sua interpretazione della “femminilizzazione della società” e del femminismo in generale (quello identitario sostiene la distinzione tra uomo e donna, contrariamente a quello egualitario), del fallocentrismo pseudo “tradizionale” che non comprende, quanto la femminilizzazione sia propedeutica ad una egemonia particolare; quella che detta i tempi all’economia attuale, alla politica, al mondo del lavoro ecc… Standardizzati e senza quasi più, degli elementi cognitivi non più in grado di guidare, verso quelli che erano dei fondamentali, imprescindibili.
Lo scopo dell’autore è quello di ricollocare al proprio posto i tasselli di una sessualità e di un erotismo alla mercé del voyeurismo ossessivamente autocelebrativo, nonostante la diversità dei gusti, dei fattori biologici e delle peculiarità della natura maschile e femminile. Ad arricchire la proposta delle sue analisi, attraversando la Storia che non è certo giunta alla fine e le sue epoche, che non si ripropongono mai identiche, talune volte simili, cosa ben diversa, compaiono parecchie riflessioni molto interessanti.
Tra queste ce n’è più d’una, dedicate al filosofo e psicanalista sloveno Slavoj Žižek, che troviamo calzanti. Soprattutto, quando si riferisce che siamo di fronte ad un Super-io ed a qualcosa di molto più preoccupante: «la conseguenza paradossale e tragica è una corsa sfrenata al godimento – che giunge evidentemente all’impossibilità di godere perché il Super-io esige sempre di più». Un passaggio che innalza la cifra stilistica del saggio che vi presentiamo, in quanto chiarisce che «non ci si sente più colpevoli quando si hanno dei piaceri illeciti, […] ma quando non si è capaci di approfittarne, quando non si riesce a goderne», ponendo prima di tutto una tesi che è una conferma, ad una delle doppiezze della società occidentale.
In conclusione, consigliamo la lettura perfino a quei picchiapetto pieni di pregiudizi. Tanto attenti a sacrificarsi per quel falso principio della “reciprocità” che gli impone di dare e poi di ricevere che con la morale, non c’entra proprio nulla. Si, proprio a loro che vedono “nell’eroticamente corretto”, un patto che assomiglia tanto ad un contratto su qualcosa che è negoziabile ed assolutista. Senza capire nulla dell’Eros che non rappresenta solo la magia dell’attrazione sessuale ma è altresì, la “forza che tiene uniti elementi diversi e talora contrastanti, senza arrivare ad annullarli”. L’autunno ci ricorda di correre in libreria e in questo caso ne ha ben donde.
Adriano Scianca
Contro l’eroticamente corretto. Uomini e donne, padri e madri nell’epoca del gender
Bietti Edizioni, Collana l’Archeometro, anno 2017
Pagg. 274, euro 18,00
(Fonte: http://www.destra.it, Francesco Marotta, 28 settembre 2017)