David Bowie, la leggenda. Oltre i sogni, oltre la morte

Il Duca Bianco se ne è andato, nella stessa maniera con cui è sempre riuscito a separare la vita d’artista da quella dell’uomo. La rock star che ha influenzato a più riprese il costume e la musica Rock, spaziando a tutto campo con le sonorità del periodo rock, punk, glam-rock, dark-gothic, ambient, pop, new wave, drum’n’bass, neo-soul, accennando di sfuggita qualche brano dance, era di dominio pubblico. La sua vita e il suo sguardo, dalle due iridi di colore azzurro e blu intenso come Alessandro Magno, sono rimaste impenetrabili. Un modo di essere, fatto pagare a caro prezzo dai tuttologi dello show business e, da parecchi esperti della “Minas Tirith” dell’opinionismo musicale. A memoria d’uomo è difficile ricordare una recensione, un programma televisivo e un post-concerto, che abbia mai messo d’accordo tutti. Non male per un artista quale è stato David Bowie e che ha giocato con i generi musicali, con il maquillage scenico a volte riuscendoci, quasi come fosse uscito da una brughiera senza tempo, dipinto in viso di guano turchino. Alcune volte, bisogna dirlo, con pessimi risultati. Ma non sempre la ciambella riesce col buco e quel trasformismo prestato al teatro, alle gradazioni multiuso per stupire e rincorrere la corona luminosa del restyling per rimanere al passo coi tempi, spesso lo ha tradito. Tuttavia, spesso ha tradito in misura maggiore, soprattutto i suoi detrattori ma anche tanti suoi ammiratori : tutti coloro e senza presunzione che non hanno mai compreso il valore tipico di una natura. Impegnati com’erano, ad intrattenersi boriosamente con l’intangibilità vanitosa di un qualcosa, che non si è mai riusciti a possedere. La sesta strofa di Heroes recita così : “Io, io posso ricordare (mi ricordo). In piedi accanto al Muro (accanto al Muro). E i fucili spararono sopra le nostre teste (sopra le nostre teste). E ci baciammo, come se niente potesse accadere (niente potesse accadere). E la vergogna era dall’altra parte. 
Oh possiamo batterli, ancora e per sempre. Allora potremmo essere Eroi, anche solo per un giorno”.  Nel momento in cui ascoltiamo una “poesia eroica” che sa d’amore e di battaglia, la fine di un uomo ha un gusto particolare. Un passato che ritorna senza tappare le ali e gli attimi che viviamo. Ricordandoci oltremodo, la nostra essenza anche nei momenti più difficili, quel profumo di pioggia e dell’erba, di furore e di sogni. Ciao David, ciao…

Francesco Marotta

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